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Run Ritual

Adattarsi al ritmo gara: la vera transizione del runner

Molti runner sanno quale sia il loro ritmo gara ideale, almeno sulla carta. Ma pochi riescono ad adattarsi davvero a quel ritmo con naturalezza e continuità. La verità è che passare dal ritmo “facile” (quello delle uscite lente, dove si parla senza affanno) al ritmo gara richiede un processo di transizione tecnico e psicofisico. Non si tratta solo di aumentare la velocità, ma di costruire un’abitudine neuromuscolare, metabolica e percettiva. In questa guida analizziamo 12 passaggi fondamentali per affrontare con successo questa transizione, usando strumenti tecnici come tempo run, fartlek, test controllati, progressioni guidate e feedback soggettivo. Perché adattarsi al ritmo gara non è solo una questione di VO₂max, ma di percezione intelligente dello sforzo

Adattarsi al ritmo gara: la vera transizione del runner

Correre a ritmo “conversational” vs ritmo gara


Correre “a sensazione facile” significa mantenere un’intensità aerobica pura, con respirazione controllata e conversazione fluida. Ma il ritmo gara, anche per distanze lunghe, si colloca quasi sempre sopra la soglia ventilatoria 1 (VT1), vicino alla soglia anaerobica. La differenza è notevole: a ritmo lento usi preferenzialmente i grassi, a ritmo gara aumentano lattato, temperatura e instabilità biomeccanica.


La transizione tra questi due mondi deve essere graduale: non si passa da 6’00/km a 4’50/km in un’unica sessione, né dal comfort alla fatica in modo netto. Il corpo ha bisogno di “imparare” quel ritmo, sia in termini energetici che neuromuscolari.


Tempo run: come includerli


Il tempo run è l’arma segreta per adattarsi al ritmo gara. Si tratta di correre a un ritmo costante vicino alla soglia, per 20–40 minuti, in uno stato di controllo ma senza comfort. È il modo più efficace per aumentare la tolleranza al lattato e abituare il sistema nervoso a sostenere ritmi medi.

Per un 10K in 50’, un buon tempo run si colloca tra 5’00” e 5’10”/km per 25 minuti. Lavori di questo tipo vanno inseriti una volta a settimana, lontano dai lunghi o dalle ripetute veloci. È un lavoro centrale nelle 6–8 settimane che precedono una gara obiettivo.


Fartlek come ponte tra lento e veloce


Il fartlek (letteralmente “gioco di velocità”) è perfetto per chi fatica a reggere un ritmo gara costante. Alternare fasi di corsa più veloce a tratti di recupero attivo aiuta a lavorare sul ritmo senza stress continuo. Un classico 6x2’ veloce + 2’ lento insegna al corpo a “entrare e uscire” da ritmi intensi, simulando l’instabilità ritmica di una gara.

Il fartlek è utile anche a livello mentale: il cambio di ritmo mantiene alta la concentrazione e sviluppa fiducia nella gestione dello sforzo. Usarlo una volta ogni 10 giorni in fase di costruzione permette una transizione più fluida verso lavori più specifici.


Simulare gara negli ultimi 3–4 km


Uno dei modi più intelligenti per adattarsi al ritmo gara è quello di inserirlo alla fine di una seduta. Correre gli ultimi 3–4 km al ritmo obiettivo, dopo una fase di corsa lenta o media, simula perfettamente la condizione di affaticamento finale della gara. È qui che il corpo impara a tenere la meccanica corretta sotto fatica.


Esempio concreto: 10 km totali con ultimi 4 km a 4’40”/km per un runner da 47’ sui 10K. Questo tipo di lavoro “a chiusura brillante” va inserito ogni 2 settimane a partire da 5 settimane prima della gara obiettivo, e può essere anche accoppiato a test reali su terreno gara


Uso di percorsi variati


Correre sempre sullo stesso tracciato a ritmo regolare rende difficile la transizione al ritmo gara, che è fatto di instabilità, micro-variazioni, resistenza alla fatica. Utilizzare percorsi misti, alternando asfalto, sterrato e tratti in lieve salita, obbliga il corpo a continui riadattamenti. Questo migliora la propriocezione, la gestione dello sforzo e la tolleranza al ritmo in condizioni reali.


Strategia negative split


Partire controllati e chiudere forte aiuta a sviluppare fiducia, resistenza mentale e capacità di pacing. Allenamenti da 10–12 km con progressione finale consolidano l’adattamento e simulano la gestione della fatica. Consigliato introdurlo nelle ultime 3 settimane.


Test ritmo gara su 5–8 km


A 3–4 settimane dalla gara è utile eseguire un test su distanza intermedia a RG. Non è un allenamento, è una verifica reale. Serve per controllare FC, percezione, meccanica sotto stress. No al tapering pre-test.


Fiducia costruita da risultati intermedi


Un tempo run chiuso bene o un fartlek brillante valgono più di mille tabelle. La fiducia si costruisce sull’esperienza diretta. Il coach deve aiutare a riconoscere questi segnali positivi, consolidando la consapevolezza.


Coach feedback su ritmo e percezione


Il coach ha il ruolo chiave di tradurre i dati e aiutare il runner a “sentire” il ritmo corretto. Allenarsi troppo forte nei lenti o troppo piano nei medi è un errore comune. Un feedback sulla scala RPE dopo ogni seduta può cambiare tutto.


Tabella – Stimoli chiave

Stimolo

Frequenza

Ritmo

Obiettivo

Tempo run

1x/settimana

RG +10"/km

tolleranza lattato

Fartlek

1x/10 giorni

2’/2’ variato

reattività e controllo

Simulazione finale

1x/2 settimane

ultimi 3–4 km RG

adattamento meccanico finale

Negative split

1x/settimana

progressivo

gestione dello sforzo

Conclusione

Adattarsi al ritmo gara non è un dettaglio: è il cuore della preparazione. Serve progressione, metodo e ascolto. Se costruisci quella “zona di comfort controllato” prima della gara, correrai meglio, con più fiducia e più controllo.Chi corre “già pronto”, vince. Chi si adatta solo in gara, rischia.

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