Tapering: perché ti senti peggio e come non arrivare stanco
- Run Ritual

- 2 giorni fa
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Il tapering funziona solo se riduci il carico giusto al momento giusto. Sentirsi più pesanti o meno brillanti nei giorni di scarico è normale, ma arrivare stanchi indica un errore nella gestione di volume e intensità. Il punto non è scaricare di più, ma capire cosa ridurre e cosa mantenere per arrivare pronti alla gara

Quando si parla di tapering, quasi tutti sanno “cosa dovrebbe essere”: meno chilometri, più riposo, arrivo fresco alla gara.Nella pratica, però, molti runner vivono l’esatto opposto. Sensazioni peggiori, gambe vuote, testa confusa. E spesso una gara corsa sotto le proprie possibilità, nonostante settimane di allenamento ben fatte. Il problema non è il tapering in sé.Il problema è come viene interpretato.
“Se scarico troppo perdo la forma”
È la paura più comune. Il runner riduce i chilometri, sente meno spinta, perde la sensazione di “tirare” e conclude che stia buttando via la forma costruita. A quel punto compensa: allunga le uscite, aggiunge ritmo, inserisce lavori inutili negli ultimi giorni. Questa reazione nasce da un’idea sbagliata: che la forma sia qualcosa che va continuamente stimolata, anche a ridosso della gara.
In realtà, durante il tapering non stai costruendo forma. Stai liberando adattamento. La capacità aerobica non scompare in pochi giorni, ma la sensazione di brillantezza può oscillare perché il sistema nervoso e muscolare sta uscendo da uno stato di stress accumulato.
Riducendo il volume, diminuisce la fatica periferica. Il sistema nervoso impiega alcuni giorni a riassestarsi. In questa fase è normale sentirsi meno “pieni” o meno reattivi. Non è perdita di forma, è una transizione fisiologica.
L’errore è giudicare il tapering dalle sensazioni in allenamento invece che dalla freschezza che emerge vicino alla gara.
“Durante il tapering mi sento peggio, non meglio”
Molti runner si aspettano un miglioramento immediato: più energia, più facilità, gambe leggere dal primo giorno di scarico. Quando questo non accade, nasce il panico.
In realtà, il tapering non è una linea retta. È una curva.Nei primi giorni di scarico è frequente percepire rigidità, lentezza, una sorta di “vuoto”. Il corpo sta cambiando stato, non migliorando la prestazione.Quello che conta è la direzione, non il singolo allenamento. Se il sonno migliora, la stanchezza generale cala e la testa torna lucida, il tapering sta funzionando, anche se le gambe non brillano ancora
Forzare in questa fase per inseguire una sensazione positiva immediata è uno degli errori più comuni e più costosi. Un coach running ti aiuta a testire la preparazione della gara
“Non so cosa ridurre: chilometri o intensità”
Qui nasce gran parte della confusione.Molti runner riducono tutto indiscriminatamente, altri riducono solo i chilometri ma mantengono troppe sedute impegnative.
Il principio è semplice:nel tapering si riduce il volume, non si elimina lo stimolo.
Tagliare solo l’intensità porta a un corpo riposato ma “spento”.Mantenere solo l’intensità porta a un corpo stimolato ma stanco.
La soluzione è mantenere brevi richiami di ritmo, senza accumulare fatica. Pochi minuti, sensazioni controllate, nessuna seduta che lasci strascichi il giorno dopo.
Il tapering non è riposo passivo. È riposo attivo guidato.
“Arrivo alla gara stanco anche se ho fatto tapering”
Questo è il paradosso più frustrante.Il runner scarica, ma arriva comunque stanco. Spesso perché ha scaricato male.
Gli errori tipici sono:
ridurre troppo tardi
mantenere troppe sedute di qualità
cambiare schema all’ultimo momento
aggiungere allenamenti “di sicurezza”
Il risultato è un corpo che non ha più il carico dei chilometri, ma non ha nemmeno recuperato davvero. La fatica residua resta lì, silenziosa, e emerge in gara.
Il tapering efficace non si vede negli ultimi allenamenti.Si vede nella tenuta mentale e fisica in gara.
“Il tapering funziona solo per chi corre forte”
Molti amatori pensano che il tapering sia una strategia da professionisti. In realtà è l’opposto. Più sei lontano dall’élite, più il tapering è delicato.
Il runner amatore ha:
meno margine di recupero
più stress esterno
meno capacità di assorbire errori
Per questo ha bisogno di uno scarico ancora più ragionato. Copiare schemi standard o “fare come fanno gli altri” spesso peggiora la situazione. Il tapering non è una formula universale. È un processo che va adattato alla persona, al carico sostenuto e alla gara.
“Cambio tutto nelle ultime due settimane”
Ultimo errore, ma forse il più pericoloso.Quando le sensazioni non sono quelle sperate, il runner cambia. Allenamenti, ritmi, giorni di corsa. Cerca la soluzione last-minute.
Il tapering, invece, è il momento in cui non si cambia più nulla.Ogni modifica introduce incertezza, fisica e mentale.
La gara non si prepara negli ultimi giorni.Negli ultimi giorni si decide solo se arrivarci lucidi o confusi.
Decisione chiave
Se ti senti meno brillante ma recuperi meglio → continua lo scarico
Se ti senti stanco, irritabile e pesante → hai scaricato male
Se senti il bisogno di “fare qualcosa” → mantieni stimoli brevi, non volume
Il tapering non si giudica dalle sensazioni in allenamento, ma dalla capacità di esprimerti il giorno della gara.
Conclusione
Il tapering non serve a farti sentire forte prima della gara.Serve a permetterti di esserlo durante.
Chi lo interpreta come riposo totale perde brillantezza.Chi lo interpreta come allenamento normale arriva stanco.Chi lo interpreta come fase di transizione controllata arriva pronto.
La differenza non è quanto scarichi.È come leggi quello che succede.




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